DAGLI ENTI LOCALI  SHOCK POSITIVO NELL’ABBATTERE IL DEBITO PUBLICO

DAGLI ENTI LOCALI SHOCK POSITIVO NELL’ABBATTERE IL DEBITO PUBLICO

DAGLI ENTI LOCALI  SHOCK POSITIVO NELL’ABBATTERE IL DEBITO PUBLICO

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In questo periodo, in Italia si parla di modificare l’art. 81 della Costituzione, in modo da obbligare lo Stato al rispetto del pareggio di bilancio, con la conseguenza di non poter spendere più risorse di quelle che entrano nel corso dello stesso anno. Non tutti sanno che gli enti locali, ovvero province, comuni e comunità montane, sono da sempre obbligati al rispetto del pareggio di bilancio. Di fatto, le norme contabili cui sono assoggettati non permettono che le spese siano superiori alle entrate: comuni e province possono produrre solo avanzi di amministrazione. Qualsiasi spesa, infatti, è autorizzata solo dopo che è stata accertata la disponibilità economica a pagarla, se questo non avviene , è classificata come “debito fuori bilancio”, considerata danno erariale e i funzionari e l’amministratore che mettono in atto questa procedura anomala devono rispondere in solido personalmente.

L’unica eccezione in cui i “debiti fuori bilancio” sono ammessi riguarda l’eventualità di sentenze giudiziarie che determinano spese superiori alle previsioni, in tema di espropri di aree o fabbricati per la realizzazione di opere pubbliche. In questo caso, se le procedure espropriative sono state eseguite correttamente e la rideterminazione riguarda l’adeguamento del prezzo, amministratori e funzionari non sono ritenuti responsabili del “debito fuori bilancio”, perché non potevano sapere l’esatto valore finale dell’immobile espropriato. Detto questo, si comprende che il dato sul deficit della P.A. italiana non deriva dagli enti locali ma da tutte le altre amministrazioni.

In questi ultimi anni, al fine di rispettare i parametri previsti dal trattato di Maastricht, lo Stato italiano si è imposto alcune regole chiamate “Patto di stabilità e di crescita”. Il trattato, infatti, prevede che, per i paesi dell’area Euro, il rapporto del deficit rispetto al PIL non debba superare il 3% e che il debito non debba superare il 60% del PIL. Nel nostro paese il dato sul deficit nell’ultimo biennio è stato superiore al 4,5% e il rapporto debito/PIL ha raggiunto il doppio della soglia prevista, il 120 %.Da quello che dicevamo prima si comprende come il dato relativo al deficit non può essere addebitato agli enti locali, visto che per legge non possono produrne, ma, nonostante questa certezza, le norme del Patto di stabilità, applicate a comuni e province, li costringono ad accantonare risorse e a produrre avanzi di amministrazione solo al fine di rispettare i parametri burocratici imposti dallo Stato centrale. Considerato che i pagamenti degli enti locali avvengono attraverso la Tesoreria Unica Nazionale, gli avanzi prodotti dalle amministrazioni locali diventano risorse utili per migliorare il fabbisogno dello stato.

Per dirla in parole semplici, i comuni e le province sono costretti a chiedere più tasse e a tagliare servizi solo al fine di aumentare gli avanzi di amministrazione che il Ministero dell’Economia usa per compensare i disavanzi (i buchi) di altre parti della Pubblica Amministrazione, regolando il tutto attraverso lo strumento della cassa. Il dato del debito della P.A., pari a 1.890 miliardi di euro, risente invece dell’apporto negativo del debito che pesa sulle spalle degli enti locali, che hanno un indebitamento pari a circa 60 miliardi di euro dovuto all’ingente mole di mutui accesi con la Cassa depositi e prestiti, o con altri istituti di credito, per realizzare opere pubbliche. Di fatto i comuni e le province non hanno più né l’autonomia né la responsabilità che le stesse amministrazioni avevano 7/8 anni fa. Ritengo che lo Stato potrebbe proporre un Patto di stabilità diverso, che conceda più autonomia e che chieda maggiore responsabilità, senza proporre altri vincoli o imposizioni ma dando libertà di azione agli enti che si impegnano a innescare uno shock positivo nella riduzione del debito. La norma potrebbe essere questa: gli enti locali che nel corso del triennio 2011-2013 dimezzeranno l’indebitamento e lo manterranno sotto un determinato livello, non saranno soggetti al Patto di stabilità. Sono convinto che molti enti locali, pur di ottenere libertà di azione, sarebbero disposti a raggiungere questo obiettivo. E questo teoricamente potrebbe determinare la riduzione del debito di ben 30 miliardi di euro. Significherebbe, pensate, passare da 1.901 a 1.871 miliardi di euro di debito.Sarebbe, inoltre, la prima volta che l’andamento del debito subisce un’inversione di tendenza. Un shock positivo utile allo Stato e alla collettività.

Marco Stradiotto

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