GOVERNO DI IMPEGNO NAZIONALE: SONO NECESSARI LEADER CON LA L MAIUSCOLA!

GOVERNO DI IMPEGNO NAZIONALE: SONO NECESSARI LEADER CON LA L MAIUSCOLA!

LETTERA PUBBLICATA SU LA NUOVA VENEZIA DEL    1 dicembre 2011

 

GOVERNO DI IMPEGNO NAZIONALE: SONO NECESSARI LEADER CON LA L MAIUSCOLA!

All’indomani della fiducia al governo Monti, nel nuovo scenario politico che va delineandosi, appare chiaro che al Paese occorra una vera svolta. Per questo, è necessario che i partiti che appoggiano la Maggioranza scelgano di togliersi le varie ‘maglie’ di appartenenza e affrontino con volontà autentica i temi fondamentali per mettere ordine nel Paese. Nel discorso programmatico al Parlamento, il presidente Monti ha detto chiaramente che l’azione del nuovo Governo sarà guidata dal principio di equità. In base a questi presupposti, i partiti dovrebbero mettere in cima alle proprie agende interventi da affrontare con un Governo sorretto da una grande coalizione, al riparo da clientele territoriali e di categoria.

Il momento che stiamo vivendo contiene un grande paradosso: il Governo è sostenuto da quasi il 90% dei parlamentari, sia alla Camera che al Senato, ma i partiti di appartenenza degli stessi parlamentari sembrano restii. Sui giornali leggiamo di polemiche su presunti o veri incontri segreti tra i leader dei partiti della maggioranza per ragionare sulle misure da intraprendere. Per quanto mi riguarda, credo che quello della polemica sia il mezzo più sbagliato, da entrambe le parti, di affrontare le delicatissime questioni politico-economiche in cui ci troviamo.

Da un lato, esistono i cosiddetti “elettori tifosi”, vero zoccolo duro tipico di ogni partito, che fanno più fatica a comprendere un accordo fra gli “antichi nemici”. Dall’altro, però, la maggioranza degli italiani,  così come la gran parte degli “elettori sportivi” individuabili nel “voto d’opinione”, spererebbero in un comportamento più nuovo e maturo della politica, basato sulla piena comprensione della situazione, lontano da posizioni marginali, e consapevole delle vere necessità per fare in modo che l’Italia diventi un Paese all’avanguardia e moderno. Un percorso possibile e realizzabile già in questo anno e mezzo che ci separa dalle prossime elezioni. Un arco di tempo nel quale è fondamentale abbandonare la logica del raggiungimento del consenso nel breve periodo, che trascinerebbe il Paese alla rovina e dopo il quale ogni partito sarà libero di abbandonare le attuali strategie da “grande coalizione” e indossare nuovamente la propria casacca di appartenenza.

Chiarite le posizioni politiche, quali sono le misure urgenti da attuare? Prima di tutto mettere ordine nei conti pubblici, chiedendo a tutti uno sforzo per contribuire al risanamento con sacrifici proporzionati alla propria disponibilità: chi ha di più deve contribuire di più. Allo stesso modo, è urgente contrastare l’evasione fiscale. Ogni azione, dunque, deve tener necessariamente presente che l’equità è il principio motore di ogni riforma. Anche qui, però, è fondamentale partire dalla politica e dalla classe dirigente tutta, che deve porsi lei per prima come esempio positivo, imponendo sacrifici al sistema di privilegi che fino ad oggi l’ha caratterizzata. A tal fine, sono necessari tagli netti e definitivi ai costi della politica, dei sindacati, di tutte le ‘caste’ sedimentate nel corso degli anni.

È importante, ancora, cambiare la legge elettorale, per fare in modo che i cittadini possano tornare a scegliere i propri rappresentanti; approvare il codice delle autonomie, per chiarire definitivamente quali siano le competenze di Stato, Regioni, Province e Comuni, ossia chi fa cosa ai vari livelli della Pubblica Amministrazione; portare avanti la riforma federalista, per mettere al centro le autonomie locali, i comuni in particolare.

La discussione sospesa sul federalismo deve riprendere a partire da cinque principi fondamentali: più autonomia, più responsabilità, più equità, più giustizia nella ripartizione delle risorse, più solidarietà a tenere insieme tutto il resto. Per le autonomie locali, questa divisione potrebbe rappresentare l’unica possibilità per affrontare in modo serio e risolvere le questioni create dalla concorrenza territoriale tra Regioni a statuto speciale, situazioni ormai insostenibili. Questa fase storica così critica potrebbe davvero costituire il  momento adatto per affrontare temi così delicati, anche considerando il fatto che l’attuale Maggioranza è lontana dai condizionamenti e dai ‘ricatti’ dei parlamentari provenienti da quelle regioni o appartenenti a specifiche categorie.

È necessario, inoltre, affrontare la questione del costo della Pubblica Amministrazione, dagli astronomici stipendi di alcuni funzionari pubblici ai privilegi insostenibili di altri. Come pure, è urgente considerare l’arretratezza strutturale e infrastrutturale del Paese, lasciando da parte i vari meccanismi politici: la necessità di dotarci di strade, autostrade, ferrovie, termovalorizzatori non deve più essere strumentalizzata dal gioco del sì e del no a seconda che ci si trovi in maggioranza o in opposizione.

Una politica con la ‘P’ maiuscola ha il dovere di guardare a tutte queste variabili, con occhio critico e competente. Il fatto che attualmente il Governo sia guidato da tecnici non significa che i parlamentari debbano stare seduti a guardare l’operato altrui. Significa, piuttosto, che ad accompagnare le scelte della Maggioranza debba esserci sostegno solido e bipartisan, per affrontare alcune importantissime riforme che probabilmente i singoli ‘poli’ avrebbero difficoltà a portare a termine.

Ai leader dei diversi partiti chiedo responsabilità che si traduce in un appoggio al Governo Monti e che prediliga la linea del rigore e della riflessione alle tifoserie.

Può darsi che una scelta di questo tipo non porti consensi immediati del giorno dopo, ma sono certo che i risultati elettorali premieranno i partiti e i leader che avranno dimostrato di avere a cuore il futuro del proprio Paese più di quello del proprio Partito.
Marco Stradiotto

 

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