COSTI DELLA POLITICA : CON L’ELIMINAZIONE DEI VITALIZI CAMBIA RADICALMENTE LO STIPENDIO DEI PARLAMENTARI

COSTI DELLA POLITICA : CON L’ELIMINAZIONE DEI VITALIZI CAMBIA RADICALMENTE LO STIPENDIO DEI PARLAMENTARI

TOLTO IL PRIVILEGIO DEL VITALIZIO E PASSATI AL SISTEMA CONTRIBUTIVO: LO STIPENDIO DEI PARLAMENTARI DIVENTA COME QUELLO DI TUTTI GLI ALTRI LAVORATORI!

Per vedere il confronto tra i diversi stipendi clicca sulla foto o qui

 Noi senatori percepiamo uno stipendio mensile di 5.000 euro netti, a cui si aggiungono circa 6.000 euro di rimborsi che vengono spesi per pagare i collaboratori, soggiornare a Roma, pagare gli uffici sul territorio e fare attività politica.

Per quanto mi riguarda, al netto delle spese, il mio stipendio reale è di 4.950 euro netti al mese per 12 mensilità. Si tratta dello stesso stipendio percepito da un direttore di banca o un dirigente dello Stato di seconda fascia e penso sia giusto che un parlamentare, se fa bene il suo lavoro, percepisca uno stipendio di questo tipo, per essere sempre libero e indipendente, soprattutto da possibili pressioni e ricatti o da finanziamenti esterni. Garantire uno stipendio adeguato alla responsabilità che ci si assume è un valido strumento per togliere qualsiasi alibi e per pretendere che il parlamentare serva esclusivamente la collettività.

Il grande privilegio dei parlamentari era il vitalizio. Era. Perché dal primo gennaio è cambiato tutto e i parlamentari godranno di un sistema contributivo identico a quello di tutti i lavoratori. Prima, Senato e Camera per ogni parlamentare versavano molti soldi, ovviamente pubblici, secondo un sistema simile a un’assicurazione privata, in modo che, dopo una certa età, il parlamentare potesse ricevere un lauto assegno mensile. Appunto come un’assicurazione privata. Ma il contributo versato dal parlamentare era molto ridotto (circa 1.290 € al mese) rispetto ai costi totali e, ancor più, rispetto alle prestazioni ricevute nel momento in cui si maturava il diritto al vitalizio.
Abolendo il vitalizio sono successe due cose.


La prima, la più importante, è che Senato e Camera non devono più accantonare, per questa sorta di assicurazione privata, una quota molto alta di contributi, necessari per garantire il vitalizio, ma dovrà accantonare soltanto la quota previdenziale di contributi (il 22 % dello stipendio lordo), la stessa percentuale versata da qualunque altra azienda o ente in base allo stipendio del dipendente, per garantire una pensione contributiva e quindi legata ai reali contributi versati. Solo in questo modo il Senato risparmia circa 5,5  milioni di euro l’anno e la Camera altri 11 milioni l’anno. È una rivoluzione copernicana, ad essere risparmiati sono i soldi dei cittadini. Il ricorso fatto in questi giorni da alcuni deputati ed ex deputati ,contro la delibera che ha  stabilito il passaggio dal sistema dei vitalizi al sistema previdenziale contributivo, è la chiara dimostrazione di quanto “morda” questa norma.
La seconda è che, su questa vicenda, è stato scritto molto, si è parlato, per esempio, anche dell’abolizione dei vitalizi per i consiglieri regionali. Vorrei sottolineare che tutti gli enti che hanno abolito i vitalizi lo hanno fatto a partire dalla prossima legislatura, mentre Senato e Camera lo hanno fatto a partire da gennaio di quest’anno.
Si è scritto molto anche riguardo la riduzione dello stipendio. Si è detto, anche qui, che si è trattato di una finta riduzione. Prima di tutto, sottolineo che il risparmio per le due Camere non è assolutamente fittizio (e se l’istituzione risparmia, il parlamentare evidentemente riceve di meno). Il nostro stipendio netto, effettivamente, rimane lo stesso anche se c’è stato comunque un taglio. Cos’è successo?
Trasformando il sistema previdenziale da sistema privilegiato a normale, cambia completamente la busta paga del parlamentare. Cambia l’entità del prelievo previdenziale cambia l’entità del prelievo fiscale e scompare il prelievo per la reversibilità del vitalizio. Di conseguenza pur determinando un risparmio per le due Camere, ogni senatore avrebbe percepito 800 euro in più e ogni deputato 700 euro in più sullo stipendio netto mensile. I Consigli di presidenza di Senato e Camera, invece, hanno scelto di ridurre il reddito lordo, in modo da diminuire ulteriormente le spese ed evitando che il reddito netto subisse un incremento. Così, il reddito lordo di un senatore passa da 140.100 a 124.500 euro annui, mentre un deputato subisce la stessa decurtazione proporzionale, con un taglio di 1.300 euro su base mensile.

Le decisioni prese dai Consigli di presidenza sull’eliminazione dei vitalizi e sulla riduzione dell’indennità lorda tagliano le spese del Senato , per minori accantonamenti e minori spese di 36.000 euro annui per ogni senatore, e le spese sostenute dalla Camera  dei deputati , sempre per minori spese e minori accantonamenti, di 35.000 euro annui per ogni deputato. Queste decisioni determinano ,a partire dal primo gennaio di quest’anno, un risparmio totale di 11,5 milioni di euro per il Senato e di  22 milioni di euro per la Camera.

Ecco perché lo stipendio netto resta lo stesso ma Senato e Camera risparmiano 33,5 milioni di euro , a partire da quest’anno la pensione per i parlamentari sarà molto più bassa e basata sui contributi realmente versati. Sistemato lo stipendio e reso confrontabile con quello di tutti gli altri lavoratori ora è necessario che la stessa cosa venga fatta anche per i rimborsi spese. E’ necessario che Camera e Senato  agiscano come  fanno le aziende private nei confronti dei dipendenti soggetti alle trasferte. Per fare in modo che queste risorse siano date in modo trasparente e senza alcuna polemica è necessario che queste spese, sostenute dal parlamentare per espletare correttamente il mandato, non vengano pagate a forfait, ma siano rimborsate previa dimostrazione delle ricevute di pagamento, come accade per tutti gli altri lavoratori. Questo sarà l’ulteriore passaggio decisivo per portare maggiore trasparenza possibile e per dimostrare concretamente, dopo gli ultimi tagli,  che i parlamentari italiani costano meno dei parlamentari di molti altri Paesi europei.

Marco Stradiotto componente del Consiglio di Presidenza del Senato

Confronto tra i  trattamenti economici dei parlamentari nei maggiori Paesi europei e negli Stati Uniti vedi tabella :

Share