LA RIFORMA DELL’IMU ERA NECESSARIA

LA RIFORMA DELL’IMU ERA NECESSARIA

                         LA RIFORMA DELL’IMU ERA NECESSARIA

Abolizione-Imu-2013

Nel corso di questi ultimi mesi la discussione politica in merito alla riformulazione/abolizione dell’IMU, relativa all’abitazione principale, ha assunto, in alcuni casi, toni eccessivi e generato approcci di tipo ideologico, corretti più sul piano teorico che sul piano pratico.

Forse chi ha ragionato sul piano teorico non ha considerato che le rendite catastali, nel nostro Paese, sono sperequate, sia tra i diversi territori che all’interno dello stesso comune. L’effetto pratico ha determinato che nello scorso anno vi siano stati cittadini “ricchissimi” che hanno versato, sulla prima casa, pochissima IMU e cittadini “poveri” che, sempre sull’abitazione principale, hanno pagato tantissima IMU.

Questa iniquità andava risolta. La soluzione poteva essere quella di attendere la rideterminazione delle rendite catastali di tutti i fabbricati, come previsto dalla delega fiscale, quindi di rivedere sia il meccanismo dei coefficienti moltiplicatori sia quello delle detrazioni previste per l’IMU, ma il tempo necessario per fare tutto questo richiede un lavoro di alcuni anni mentre l’iniquità andava risolta subito.

Il Governo ha trovato una soluzione che risponde sia alla necessità rendere più equo il prelievo fiscale sia alla necessità di dare ai comuni uno strumento che possa garantire le risorse necessarie per erogare i servizi, consegnando ai comuni una reale autonomia finanziaria, in linea con quelli che sono i principi cardine del federalismo fiscale dove ad una maggiore autonomia deve corrispondere una maggiore responsabilità.

L’abolizione dell’IMU sull’abitazione principale e la previsione della service tax, a partire dal 2014, è stata considerata dagli osservatori, più superficiali, come la vittoria delle posizioni del PDL, in realtà se analizziamo bene il provvedimento e se facciamo mente locale su quello che è successo con il decreto sul federalismo municipale, sia in bicamerale che in Parlamento nel 2011, possiamo constatare che a distanza di 2 anni è il PDL ad aver accettato le posizioni del PD.

Sono i paradossi della politica, nel 2011 il PD proponeva la service Tax come imposta federalista dentro il decreto sul federalismo municipale al fine di garantire l’autonomia finanziaria ai comuni. Due anni fa il PDL e la Lega si opposero con tutte le loro forze alla proposta del PD, tanto che in bicamerale si arrivò al risultato di pareggio di 15 a 15, per superare quell’empasse la maggioranza fu costretta a fare approvare quel decreto legislativo dal Parlamento.

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Ripeto a distanza di 2 anni viene approvata dal Governo una riforma dell’imposizione fiscale comunale che corrisponde alla stessa proposta che il PD formulò nel 2011, è per questo che dico che per gli osservatori superficiali sbagliano quando considerano l’abolizione dell’IMU e la previsione della service tax come la vittoria del PDL. In realtà si tratta della vittoria del buon senso e dell’equità e della capacità di mediazione del Presidente del consiglio Enrico Letta.

Riassumiamo i 5 motivi che dimostrano che la riforma dell’IMU era necessaria:

1) L’IMU sull’abitazione principale determina un prelievo fiscale iniquo tra i cittadini dello stesso comune a causa delle rendite catastali sperequate;

2) La sperequazione delle rendite catastali determina un gettito molto squilibrato tra i diversi territori e tra i diversi comuni;

3) Con L’IMU i Comuni hanno pochissima possibilità di manovrare l’imposta, le detrazioni fissate per legge e le rendite catastali sperequate determinano un meccanismo difficilmente gestibile, di fatto i comuni possono solo agire sulle aliquote, si sono create delle situazioni paradossali fra i diversi Comuni. L’IMU non è un’imposta federalista proprio perché non è manovrabile localmente;

4) Con l’IMU non si riesce a garantire un sistema fiscale basato sul principio costituzionale della progressività;

5) La prima casa non produce reddito ma produce un carico di servizi e  conseguentemente delle spese per la collettività; 

Con l’abolizione dell’IMU sull’abitazione principale e con la previsione della service tax sull’abitazione principale, si risponde alle problematiche sopra descritte e si determina:  

1)  Una maggiore equità del prelievo fiscale tra i cittadini dello stesso Comune;

2) Una maggiore equilibrio del prelievo fiscale fra i diversi territori e tra i diversi comuni;

3) Una maggiore autonomia finanziaria dei comuni accompagnata da una maggiore responsabilità degli stessi che con il nuovo sistema possono calibrare in modo equilibrato l’imposta. La service tax è una vera imposta federalista che permette di valutare l’operato degli amministratori, permette al cittadino di valutare l’efficacia e l’efficienza dei propri amministratori, permette il: “pago,vedo,voto!”;

4) Con un sistema fiscale sugli immobili basato sui a metri quadrati e con delle detrazioni sulla base  del numero dei residenti si riesce a garantire una maggiore equità e si risponde meglio al principio della progressività;

5) Con il meccanismo della service tax si riconosce che la prima casa non produce reddito, ma invece produce la necessità di fruire di alcuni servizi collettivi offerti dal comune e che vanno pagati (una sorta di canone condominiale per garantire i servizi e gli spazi comuni); 

Marco Stradiotto

 

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